Pane nero: nuova moda o benefici?


Il Ministero della Salute, il 22 dicembre 2015 ha diffuso la nota 47415, indirizzata agli assessorati alla sanità delle Regioni e Province autonome, in cui vengono elencati una serie di chiarimenti in relazione alla produzione, denominazione ed etichettatura del cosiddetto “pane nero”, ossia un pane realizzato con l’aggiunta di carbone vegetale/carbone attivo, commercializzato con l’indicazione “pane, focaccia o pizza al carbone vegetale”. Il carbone vegetale* è una sostanza polivalente che nei prodotti alimentari può essere impiegata, fra l’altro, quale colorante (E153) e/o quale sostanza con una specifica indicazione sugli effetti benefici sulla salute dei consumatori.

Questi i chiarimenti contenuti nella nota 47415 del 22 dicembre 2015:

  1. è ammissibile la produzione di un “prodotto della panetteria fine” denominato come tale, che aggiunga agli ingredienti base (acqua, lievito e farina), tra gli altri, anche il carbone vegetale come additivo colorante e nelle quantità ammesse dalla regolamentazione europea in materia (Reg. CE 1333/08 All. II Parte E);
  2. non è ammissibile denominare come “pane” il prodotto di cui al punto 1, né fare riferimento al “pane” nella etichettatura, presentazione e pubblicità dello stesso, tanto nel caso in cui trattasi di prodotto preconfezionato quanto nel caso di prodotti sfusi (Articolo 18, Legge 580/67);
  3. non è ammissibile aggiungere nella etichettatura, presentazione o pubblicità del prodotto di cui al punto 1 alcuna informazione che faccia riferimento agli effetti benefici del carbone vegetale per l’organismo umano, stante il chiaro impiego dello stesso esclusivamente quale additivo colorante.

Se tale sostanza viene utilizzata per colorare: le disposizioni applicabili a cui fare riferimento sono contenute nel Reg. CE 1333/2008 e Reg. CE 231/2012 (condizioni di impiego e requisiti di purezza).

Se tale sostanza viene utilizzata per l’effetto benefico sulla salute: occorre fare riferimento al Reg. CE 432/2012 relativo alle indicazioni sulla salute consentite sui prodotti alimentari. In particolare nell’allegato del regolamento per il carbone attivo è riportata la seguente indicazione: “il carbone attivo contribuisce la riduzione dell’eccessiva flatulenza post-prandiale. Questa indicazione può essere impiegata solo per un alimento che contiene 1 g di carbone attivo per porzione quantificata. L’indicazione va accompagnata dall’informazione al consumatore che l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione di 1g almeno 30 minuti prima del pasto e di 1g subito dopo il pasto”.

Al momento si sa infatti che il carbone vegetale potrebbe essere annoverato fra i prodotti “funzionali”, ovvero tra quei prodotti che adeguatamente utilizzati, potrebbero avere qualche effetto benefico in più sulla salute. In particolare l’assunzione di pane nero potrebbe avere conseguenze buone sull’intestino, anche se in misura molto inferiore di quanto potrebbe fare un integratore vero e proprio. Sembrerebbe infatti che rispetto al pane bianco, quello al carbone vegetale abbia proprietà nutrizionali superiori, maggiore digeribilità, capacità di tenere il colesterolo sotto controllo. Ma soprattutto può limitare pancia gonfia e bruciori di stomaco, grazie alla capacità gas-assorbente di questa polvere dovuta a microscopici pori che riescono a catturare liquidi, gas, batteri, virus, tossine presenti nel tratto gastrointestinale. Questa potenzialità assorbente considerata benefica in caso di avvelenamenti acuti, e in caso di meteorismo, potrebbe arrivare ad assorbire anche cose che non deve. Come i farmaci: gli antidiabetici, gli ormoni tiroidei, l’estroprogestinico, gli anticoncezionali e i salva-vita e così via.

EUROPA E USA

Carbone vegetale, no dell’America, sì dell’Europa. Il problema nasce dal fatto che  questa sostanza in America è stata bandita, perché reputata potenzialmente cancerogena. Sebbene i pareri al suo riguardo, in realtà, si dividano: la FDA (Food and Drug Administration), ritiene che questo carbone, in quanto generato da una combustione, può avere effetti nocivi, indurre cioè alla lunga l’insorgenza di un tumore. La corrispondente autorità europea, EFSA (European Food Safety Authority), è convinta invece dell’assenza di rischi poiché si tratta di una sostanza di origine vegetale, non assorbibile dall’organismo e che l’utilizzo che se ne fa in ambito alimentare sarebbe troppo ridotto per reputarsi dannoso per la salute (la sostanza è infatti autorizzata). 

 ** Il carbone vegetale è ottenuto da una bruciatura di sostanze vegetali, sulla quale a lungo e da tempo si discute: essenze di pioppo, salice o betulla, ma anche gusci e noccioli di frutta, esposti ad elevate temperature intorno a 500/600°C in atmosfera povera di ossigeno. Si attiva, così facendo, una combustione senza fiamma che alla fine produce, dopo vari passaggi di attenta lavorazione, una polvere finissima e estremamente porosa, inodore e insapore. Una sostanza che la chimica definisce E153 e che si qualifica come un additivo, un colorante.