La Biodiversità è rappresentata da tutti gli esseri viventi che popolano la Terra e si misura a livello di geni, di specie e di ecosistemi. Una varietà incredibile di organismi, piante, animali ed ecosistemi tutti legati l’uno all’altro, tutti indispensabili. Grazie alla biodiversità la Natura è in grado di fornire cibo, acqua, energia e risorse per la nostra vita quotidiana. Batteri, farfalle, balene e foreste tropicali, insetti e grandi carnivori, papaveri e orchidee sono solo alcuni dei componenti della biodiversità della Terra, l’immensa varietà delle forme viventi che rende il nostro pianeta unico. Alcuni ambienti sono particolarmente ricchi di biodiversità: le barriere coralline, le foreste tropicali e gli estuari dei fiumi ospitano circa la metà degli essere viventi del Pianeta, anche se ricoprono solo il 6% della superficie terrestre.
Ma a cosa serve la biodiversità?
Ogni specie ha una funzione particolare all’interno di un ecosistema.
Alcune specie possono catturare energia sotto varie forme: ad esempio possono produrre materiale organico, contribuire al sistema nutritivo dell’ecosistema, controllare l’erosione del suolo, proteggere dall’inquinamento atmosferico e regolare il clima.
Gli ecosistemi contribuiscono al miglioramento della produzione di risorse, come ad esempio, la fertilità dei suoli, l’impollinazione delle piante e la decomposizione di vegetali e animali. Forniscono anche veri e propri servizi come: la purificazione dell’aria e dell’acqua, la moderazione del clima e il controllo della pioggia o della siccità e di altri disastri ambientali. Ovviamente tutte queste importanti funzioni sono fondamentali per la sopravvivenza umana. Più un ecosistema è vario, cioè con maggior biodiversità, più è resistente agli stress ambientali. La perdita anche solo di una specie, spesso, può provocare una diminuzione nella capacità del sistema di mantenersi in caso di degrado. Questo aiuta a capire meglio l’importanza della conservazione della biodiversità, soprattutto per quanto riguarda l’agrobiodiversità, cioè la diversità delle produzioni agricole. Questa rappresenta una quantità innumerevole di piante che servono a nutrire e curare gli esseri umani. La si trova nell’immensa varietà di colture e specie animali con caratteristiche nutrizionali specifiche, in razze di bestiame che si sono adattate ad ambienti ostili, negli insetti impollinatori e nei microrganismi che rigenerano il suolo agricolo. Ad esempio, la biodiversità vegetale, che costituisce la base dell’agricoltura, consente la produzione di cibo e contribuisce alla salute e alla nutrizione di tutta la popolazione mondiale. Oltre un terzo degli alimenti umani, dai frutti ai semi ai vegetali, verrebbe meno se non ci fossero gli impollinatori (api, vespe, farfalle, mosche, ma anche uccelli e pipistrelli), i quali, visitando i fiori, trasportano il polline delle antere maschili sullo stigma dell’organo femminile, dando luogo alla fertilizzazione. Ci sono circa 130.000 piante a cui le api sono essenziali per l’impollinazione.
Purtroppo le api stanno subendo un declino drammatico in questi ultimi anni, per via della distruzione e degradazione degli habitat, di alcune malattie, dei trattamenti antiparassitari e dell’utilizzo di erbicidi in agricoltura. Alcune ricerche in corso ipotizzano anche un’influenza delle onde elettromagnetiche, sempre più in aumento per via dei ripetitori di telefonia mobile.
Pare che le radiazioni interferiscano con il sistema di orientamento degli insetti, impedendo loro di rintracciare la via dell’arnia e portandoli a disperdersi e morire altrove.
Esistono diversi fattori di perdita di biodiversità. Su scala globale, il principale fattore di perdita di biodiversità animale e vegetale sono la distruzione, la degradazione e la frammentazione degli habitat, a loro volta causate sia da calamità naturali (ad esempio: incendi, eruzioni vulcaniche, tsunami, alluvioni, ecc.) o molto più spesso da profondi cambiamenti del territorio condotti ad opera dell’uomo. Ad esempio la distruzione della foresta tropicale per lasciare il posto a coltivazioni di soia, canna da zucchero o palma da olio è tra le principali cause di perdita di biodiversità.
- i cambiamenti climatici: l’alterazione del clima a scala globale e locale ha già prodotto significativi effetti sulla biodiversità, in termini di distribuzione delle specie e di mutamento dei cicli biologici;
- l’inquinamento: le attività umane hanno alterato profondamente i cicli vitali fondamentali per il funzionamento globale dell’ecosistema. Fonti d’inquinamento sono, oltre alle industrie e gli scarichi civili, anche le attività agricole che, impiegando insetticidi, pesticidi e diserbanti, alterano profondamente i suoli;
- l’introduzione di specie alloctone: l’introduzione in un territorio di specie alloctone, cioè originarie di altre aree geografiche, rappresenta un pericolo. È stato valutato che circa il 20% dei casi di estinzione di uccelli e mammiferi è da attribuirsi all’azione diretta di animali introdotti dall’uomo. Ciò può essere dovuto a diverse cause: alla competizione per risorse limitate, alla predazione da parte della specie introdotta e alla diffusione di nuove malattie;
- la caccia e pesca eccessive e indiscriminate: la pesca e la caccia eccessive possono aggravare situazioni già a rischio per la degradazione degli habitat. Le specie più minacciate in questo senso sono, oltre quelle la cui carne è commestibile (tipicamente la selvaggina e il pesce, ma in Africa e Asia anche scimmie e scimpanzé), anche quelle la cui pelle e le cui corna, tessuti e organi hanno un alto valore commerciale (tigri, elefanti, rinoceronti, balene, ecc.).